sabato 26 gennaio 2013

Treblinka e il rapporto temporale di Kaplan

Treblinka

 Taluni mistici ebrei hano detto che Belsen e Treblinka incarnano una momentanea eclisse o follia di Dio; altri hanno parlato della vicinanza speciale, e quindi insondabile, di Dio ai suoi eletti nei forni a gas e al ceppo di fustigazione.

Queste sono metafore della ragione quando la ragione è è in preda alla disperazione ...

Quello che i documenti ci dicono è che nel buio dell'assenza di Dio, certi uomini, sepolti vivi, sepolti da quel silenzio del cristianesimo e della civiltà occidentale che fa di tutti gli indifferenti - dei complici dei nazisti, si levarono e distrussero la loro parte d'inferno.
[...]

Come in certe favole di Borges, l'unica "recensione" assolutamente decente del Diario di Varsavia o di La nuit di Elie Wiesel sarebbe un ricopiare riga per riga, fermandosi sui nomi dei morti e sui nomi dei bambini come lo scriba ortodosso si ferma, quando ricopia la Bibbia, al nome venerato di Dio.

(Parole estrapolate da Treblinka di Jean-Francois Steiner)

Da Pergamena d'agonia: Il diario di Varsavia di Chaim Kaplan, traggo alcune considerazioni, che lasciano smarriti o senza risposta.

Kaplan infatti scrive:

"Una delle cose che non riesco ad afferrare, pur avendone scritto spesso, cercando di metterle in una specie di prospettiva tollerabile, è il rapporto temporale. In un momento precedente del tempo razionale, il professor Mehring era seduto nel proprio studio, stava parlando ai propri figli, leggendo libri, passando la mano sulla bianca tovaglia il venerdì sera. (...)



Esattamente nella stessa ora in cui Mehring o Langner venivano messi a morte, la stragrande maggioranza degli esseri umani, a due miglia di distanze nelle fattorie polacche, a cinquemila miglia di distanza a New York, stavano dormendo o mangiando o andando al cinema o facendo l'amore o preoccupandosi del dentista.

E' qui che la mia immaginazione si rifiuta di proseguire. I due ordini di esperienza silmultanea sono così diversi, così intraducibili a una qualche norma comune di valori umani, la loro coesistenza è un paradosso così spaventoso - Treblinka esiste sia perché alcuni l'hanno costruita sia perché quasi tutti gli altri l'hanno lasciata esistere - che il tempo mi lascia perplesso.
 Vi sono, come insinua la fantascienza e la meditazione gnostica, diverse specie di tempo nello stesso mondo, 'tempi buoni' e spire avvolgenti di tempo disumano, in cui gli uomini cadono nella mani lente della viva dannazione?

Se rifiutiamo un modulo del genere, diventa troppo difficile afferrare la continuità tra l'esitenza normale e l'ora in cui l'inferno si scatena, sulla piazza cittadina quando i tedeschi dano il via alle deportazioni, o nell'ufficio dello Iudenrat o da qualunque parte, un'ora che separa uomini, donne, bambini da ogni precedente di vita, da ogni voce "esterna", in quell'altro tempo del sonno, del cibo, del discorso umano.

Sulla falsa piattaforma della stazione di Treblinka, allegramente dipinta e fornita di cassette per i fiori, per non insospettire i nuovi arrivati sui forni a gas a mezzo miglio di distanza, l'orologio dipinto indicava le tre. Sempre."



 Ho scelto alcuni brani dal saggio di George Steiner "Linguaggio e Silenzio" - ed. Rizzoli (1972) Trad. Ruggero Bianchi.

Tutte le immagini sono prese in rete



http://it.wikipedia.org/wiki/Campo_di_sterminio_di_Treblinka

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