martedì 13 dicembre 2011

Natale, depressione e solitudine


Leggo qui su MedicinaLive alcune frasi che si allineano con alcuni post che leggo in blog altrui e con la realtà di persone che conosco non solo virtualmente.


"Natale non è sempre sinonimo di felicità. Per alcune persone le festività natalizie rischiano di essere un veicolo inarrestabile di malinconia e soprattutto depressione.


Scrive il dott. Erik Nelson dell’Università della California a Clifton, ricercatore, professore di psichiatria e neuroscienze comportamentali, specializzato nei disturbi dell’umore e depressione presso il dipartimento di Salute Psichiatrica:


"Questo è il periodo dell’anno in cui le giornate sono brevi e l’assenza di luce nel tardo pomeriggio può davvero influenzare alcune persone che provano un abbassamento acuto del loro stato d’animo Inoltre, le festività possono svolgere un ruolo nella depressione. Alcune persone potrebbero avere ricordi dolorosi legati alla perdita di persone care o di un’infanzia triste."
(...)
"Ci sono moltissimi fattori che possono influenzare l’umore di una persona in questo periodo dell’anno, ed è utile per valutare la causa che potrebbe determinare il miglior corso di trattamento come la luce terapeutica, i farmaci, la psicoterapia o le terapie comportamentali che possono essere condotti."


C'è poi anche il discorso sul sentirsi soli


"Non è il numero di persone che conosciamo o che fisicamente ci circondano, anche in un ufficio o in uno stabilimento, a determinare il senso di solitudine. Anzi, proprio per questo, chi ne soffre a volte subisce un acutizzarsi dei sintomi nei periodi delle feste comandante, quando tutti gli altri sem­brano riunirsi, divertirsi in compagnia. mentre io resto solo.


'Nessun essere umano è un’iso­la', dice per esempio il profes­sor Nicholas Christakis, che in­segna “sociologia medica”  a Harvard. 


"Così anche un’emo­zione personale, privata, come il senso di solitudine, può avere un’esistenza collettiva e influenzare altre persone".


 Senza arrivare alla patologia della depressione clinica, della quale la solitudine cronica è comunque cugina, e può es­serne la porta, anche il sentirsi soli ha naturalmente effetti fisici, in particolare sulle femmine della nostra specie che più dei maschi tendono a vedere il mondo come una ragna­tela di relazioni interpersonali e a contagiare più facilmente altre femmine con le quali entrano in contatto, se ne soffrono.


C’è chi nega e contesta le conclusioni di questo lavoro pub­blicato dalla rivista americana di psicologia, perché non esiste ricerca al mondo che non abbia detrattori e scettici: ma l’idea che il proprio comportamento, i propri umori e le pro­prie emozioni possano contagiare altri essere umani, in ne­gativo o in positivo, è scritta da sempre nella cultura popo­lare, anche senza attendere i fondi pubblici per la ricerca e le sussiegose università.


 "Ridi e il mondo riderà con te", avverte un proverbio. "Piangi e piangerai da solo". 

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