domenica 8 marzo 2009

Giardini, rose, pettirossi: una biografia



"Anticamente la rosa apparteneva al culto della dea Venere e del suo fanciullo divino, Eros.


Anche nei misteri dionisiaci (Dioniso è l'immagine del giovinetto che muore precocemente) le rose avevano un ruolo, così come lo avevano nei culti di Iside.


Nel Cristianesimo il simbolo della rosa si scisse in due aspetti: divenne il simbolo della Vergine madre e dell'amore celeste da una parte, dall'altra il simbolo del piacere terreno, aspetto proprio di Venere."

"E' questa la festa? E' veramente questa la festa? ... Tutti danzano, tutti ascoltano la musica, tutti indossano qualche volta la sciarpa e la collana e osservano turbinare gli altri abiti bianchi, ma c'è mai stato qualcuno che sia andato veramente alla festa?"

Ann Thwaite, biografa di Frances Hodgson Burnett, in "Waiting for the Party (Aspettando la festa), cerca di ricostruire - citando spesso le parole stesse della scrittrice - non solo i fatti della vita, ma anche le emozioni e i motivi dominanti che hanno determinato il corso della sua esistenza.

Si scopre così che giardini, rose, pettirossi, furono per la Burnett parti integranti delle sue esperienze emotive.

Ella amò i fiori fin da quando era bambina e ci fu un momento in cui imparò a coltivarli, traendone grande piacere.

Racconta Ann Thwaite che nell'autobiografia della sua infanzia, la Burnett parla di " quel giardino incantato che al di fuori di tutto e di tutti, è rimasto per tutta la vita, il giardino dell'Eden"

Molti furono i giardini che contribuirono a formare la struttura del romanzo: uno, in particolare, era un giardino abbandonato dietro "una piccola porta verde in un alto muro ...
Era stato un giardino una volta, ed era circondato da alte mura di mattoni, e la piccola porta chiusa da tanto tempo, e una volta era pieno di fiori e di alberi".

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