domenica 15 febbraio 2009

Il disincanto del mondo

Jean-Françoise Lyotard, filosofo francese nato nel 1924 e morto nel 1998, descrive il mondo post-moderno come il luogo in cui sono finite le grandi narrazioni, come il marxismo, il cristianesimo che esprimono riferimenti identitari forti.

Ulrich Beck, sociologo tedesco nato nel 1944, definisce questo mondo come la società del rischio e dell’incertezza, mentre Alain Touraine, sociologo francese, nato nel 1925, introduce il concetto di turbolenza, secondo cui si vive in un’epoca nella quale l’unica costante è il mutamento, talmente evidente che non possiamo più immaginare di vivere un una società senza cambiamento.

Fino a qualche tempo fa i grandi rinnovamenti erano ancora riconoscibili.

Si prenda ad esempio l’epoca dell’acquisto dei primi elettrodomestici, la fase delle automobili, poi quella dei televisori, etc.

Oggi tutto è talmente veloce che si perde la concezione del tempo. Non assistiamo più a mutamenti radicali come l’acquisto del primo cellulare, oppure del computer, ma viviamo una fase assolutamente dilatata che ingloba la turbolenza.

Ne deriva che anche i fatti sociali sono oggi meno intelligibili, proprio perché non si è più in grado di ricondurre ad un unico modello i fatti e quindi interpretarli.

Max Weber, sociologo tedesco nato nel 1864 e morto nel 1920, definisce l’età moderna come l’età della razionalizzazione, direttamente proporzionale alla specializzazione della tecnica, e dunque della sperimentazione.

Se tutto è riducibile a scienza, la sperimentazione sconfessa la sacralità delle scelte più importanti, quelle appunto secondo le quali il futuro è sempre una costruzione elettiva delle proprie responsabilità.

Siamo di fronte al disincanto del mondo, ossia di fronte alla separazione tra mistero e razionalità. Questo nostro mondo spiega i fatti con strumenti razionali e quindi da un lato abbiamo il disincanto, la religione personale, e dall’altro la razionalizzazione.
In questa situazione, dove il sacro è in crisi, quale etica il singolo individuo può adottare?

Secondo Weber, l’unica etica che possiamo assumere come guida è quella della responsabilità: l’individuo deve agire sulla base delle conseguenze delle proprie azioni. Avere un’etica significa dunque scegliere secondo l’analisi delle conseguenze delle proprie scelte.

Secondo Ludwig Wittgenstein, filosofo austriaco nato nel 1889 e morto nel 1951, invece, oggi l’unica etica che possiamo percorrere è quella del labirinto, secondo cui si individuano tre immagini: a), la mosca nella bottiglia; b), il pesce nella rete; c), l’uomo nel labirinto.

La mosca intrappolata nella bottiglia non può che agitarsi e non può che sperare di trovare un foro di uscita, supponendo che la bottiglia sia aperta. Il comportamento della mosca è senza un disegno certo, perché si affida alla fortuna e al caso.
Questa è la situazione di chi non ha una risposta e si lascia trasportare dal destino.

Il pesce nella rete più si agita, più rimane impigliato e non può neanche contare, come la mosca, sulla fortuna, perché deve calmarsi per limitare il dolore. E’ l’immagine di una società che al destino reagisce con rassegnazione, non producendo un comportamento attivo.

L’uomo nel labirinto ha fondate speranze di trovare una via d’uscita, non pensa al destino già segnato, ma procede passo a passo, verificando razionalmente se la strada imboccata è quella giusta.
Inoltre egli è disponibile a cambiare via, quando si dovesse accorgere di aver sbagliato.

E’ l’immagine della società che procede per tentativi, controllando razionalmente se questi siano giusti ed in sintonia con l’idea del labirinto, nel quale esistono diverse strade da prendere, con una via d’uscita che comporta una continua analisi dell’esattezza delle proprie decisioni.

La sensazione che se ne ricava è quella di vivere una modernità nella quale si perdono i confini conosciuti delle proprie identità e delle proprie azioni, perché siamo effettivamente passati da una condizione rigida ad una società in cui i riferimenti si dissolvono rapidamente.

Se nella società tradizionale ciò che eravamo era dato a priori, oggi ciò che dobbiamo essere è diventato un compito incerto, poiché ogni individuo si assume il rischio di una scelta sbagliata.

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